
Il ritratto di don "Pierino" (così all'anagrafe) Ganapini che emerge dall'incontro tenutosi il 28 agosto 2022 in un’aula della secondaria di primo grado “Il Tricolore” di Carpineti, con la presentazione degli elaborati prodotti dagli studenti, è quello di un uomo semplice, umile, tenace, amico dei poveri. Il progetto scolastico, come ha ricordato la dirigente Sara Signorelli, ha preso le mosse nel maggio 2021, quando l’assessore Roberto Lugli la invitò a conoscere meglio il patriarca delle missioni diocesane, attraverso il fratello Albino. Da lì la preside, sostenuta dalle sinergie che il territorio carpinetano non lesina, ha pensato a come collegare la figura dello storico missionario reggiano al percorso di studi degli allievi, partendo dalla constatazione della “fortuna” che è poter andare a scuola e da un dato imponente che ancora stupisce quando si scorre la biografia di don Ganapini: le due grandi scuole (fino al liceo) costruite nell’Isola rossa e le altre centoquattro “scuolette”, come le chiamava lui, spuntate nella brousse con l’appoggio di una notevole rete di sostenitori. Ne è nato l’incontro “Pietro, missione Scuola”, in cui sono stati proprio ragazzi e ragazze delle medie carpinetane a ripercorrere la vita di questa “persona molto coraggiosa”, anche attraverso un filmato con alcune testimonianze di laboratorio e riflessioni personali. E poi in presenza, con una buona delegazione di studenti a commentare al microfono alcuni dei lavori esposti in aula, fra cartelloni, frasi, disegni, mappe, fumetti e perfino un gioco dell’oca.
Sono intervenuti il professor Pietro Misciuto, curatore del progetto, alcuni studenti, il parroco di Carpineti monsignor Guiscardo Mercati (che ha definito don Pietro Ganapini "un uomo casa, chiesa e scuola”). Albino Ganapini ha tratteggiato la personalità del fratello sacerdote rifacendosi alla citazione sul ricordino della prima Messa: “Caritas Christi urget nos”. Infine il nipote di don Pietro, padre Filippo Ivardi Ganapini, comboniano oggi di stanza a Castel Volturno dopo una lunga esperienza in Ciad e la direzione di “Nigrizia”, ha sottolineato il valore della scuola come fonte di riscatto per tutta l’Africa, come veicolo di libertà e di incontro, strumento di pace, di crescita e di parità di genere, concludendo con le parole dello zio: “Quell’amore che mi ha spinto una volta, che è stato il motore della mia vita, ha sempre sorpassato alla grande le mie debolezze”. Il testamento di un cristiano autentico, migrante per amore, fondatore di comunità educanti.