13 dicembre 2022

Pensieri di una vedova

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Il filo di voce che le era rimasto, a novantasei anni compiuti, era più che sufficiente per sussurrare le sue frasi tipiche: non era propriamente una preghiera, per quella c’era già l’appuntamento della mattina, no: era la conversazione intima di due innamorati, durante la quale — poteva durare mezz’ora o pochi minuti — Magda mostrava a Ninetto il suo stato d’animo e si sapeva guardata e capita da lui. Le sembrava, anzi ne era certa, di sentire ancora la voce di lui, che la prendeva in giro per la sua piccola statura e per le torte lasciate troppo tempo nel forno, e non era raro che uno dei due scoppiasse in una risata di bene, pacifica e consolatoria. Certo, c’erano anche le giornate in cui Magda non aveva molto da dire e si irrigidiva quando il marito voleva sussurrarle delle parole di conforto se in quel preciso momento non era il caso di fargliele arrivare: taci, gli diceva lei, lasciami stare. E in effetti si lasciava stare lì, senza fretta di rincasare, tanto il televisore non funzionava più e di sonno bastavano quelle tre o quattro ore, prima di ricominciare.

Nei primi anni di questi appuntamenti Magda, sempre convinta di dover morire abbastanza presto, quasi desiderava che Ninetto le dicesse di non disturbarsi più, che poteva fargli visita al cimitero, anche se per andarci ci voleva la corriera e poi si doveva affrontare una scomoda discesa, ma poi aveva capito che andava in chiesa non solo per trovare lui, ma per ritrovare loro, cioè sé stessa insieme a lui, che era stata l’unica vera grande novità della sua esistenza ritirata e anche di sacrificio. Così Magda aveva mantenuto questa abitudine, che non le era mai pesata; aveva saltato solo alcune volte, quando si era ammalata d’influenza oppure se in inverno la neve e il ghiaccio, specie ultimamente, rendevano troppo pericoloso il tragitto da fare a piedi.

C’era poi un altro fatto curioso: Magda non era per nulla gelosa della sua intimità con lo sposo, anche perché gli anni di vedovanza e il perdono per le umane mancanze avevano reso quanto più casta e spirituale possibile la loro unione. Avrebbe anzi desiderato condividere l’esperienza di quelle chiacchierate con altre persone: oh, non con Ninetto, certamente, che ormai non aveva più amici in paese, e l’unico ancora in vita albergava in una costosa casa di riposo a cinquanta chilometri. No, le sarebbe piaciuto che altre persone sole prendessero la consuetudine di recarsi in chiesa per le loro preghiere e per stare in rapporto con l’aldilà, che di sicuro era un posto più affollato del paesino. Sarebbe stato sufficiente avvisarla, per telefono o suonando il campanello, e lei sarebbe andata ad aprire la porta della chiesetta per lasciare in pace tutti quelli che l’avessero voluto e per il tempo desiderato, anche la giornata intera. Ma nemmeno le amiche del cuore, prima di andarsene anche loro, avevano approfittato della sua cortesia.

Era questo, in fondo, che a Magda doleva maggiormente: vedere come la gente di un paesino dove in estate, con la villeggiatura, vivevano ancora più di un centinaio di persone, non sentisse più l’esigenza di entrare in un luogo sacro.


Il brano è tratto dal racconto "Pensieri di una vedova", una delle tredici storie che ho scritto in tempi recenti e pubblicato nella raccolta "L'anticamera del cielo" per i tipi di Corsiero editore nel novembre 2022.

Il libro si trova in tutte le librerie e si può ordinare anche online sul sito corsieroeditore.it (questa riga di testo è già attiva: basta cliccarla).

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