Family Man
by Edoardo Tincani
EDITORE
La Fontana di Siloe
ANNO
2016
"La famiglia, quella vera. Quella robusta, con cinque figli tra l’infanzia e l’adolescenza, con i soldi che sembrano non bastare mai, con uno dei cinque che regolarmente si ammacca un dito giocando a basket, e sempre di sabato, così che il medico naturalmente non si trova. Con la sveglia che suona alle sette e trova tutti tramortiti e vagolanti confusamente verso ciò che intravedono essere una caffettiera, tra scontrosi monosillabi e fratelli dormiglioni da tirare giù di peso dal letto. Quanto è distante, una famiglia vera, da quella del Mulino Bianco, tutta biscottini e smancerie, lo racconta Edoardo Tincani in questo suo diario. Già, quanto lontana, lo sappiamo tutti, noi che la famiglia la viviamo: ma, è strano, la vera famiglia non è quasi mai come quelle che, in spot o fiction, compaiono in tv. Quasi vigesse una censura: la famiglia, è quella zuccherosa e fasulla, oppure quella rigorosamente plurale, con seconde mogli, terzi mariti e figli non si sa di chi, dei programmi che si propongono di «modernizzarci». E le famiglie autentiche, complicate e insieme normali? Ecco, la famiglia raccontata da Tincani è vera. Caotica, commovente, pigra, ostinata: gente che si vuole bene e insieme porta avanti fedelmente le sue imperfette giornate. Ci si ritroveranno molti, in queste cronache in cui a volte avverti, sorridente, un alito leggero di senso di colpa: quasi il dubbio, ereditato dall’imperativo mediatico, di dover somigliare di più alle famiglie lisce, pettinate, sorridenti della pubblicità, e il constatare che no, non ce la si fa. Non ce la si fa, e per fortuna. Giacché sarebbe inverosimile e perfino insopportabile, in una casa con cinque ragazzi e dei genitori sempre di corsa, se tutto filasse sempre puntuale e lindo come un treno svizzero. Non sarebbe plausibile, non sarebbe vero. Invece la realtà è fatta di frammenti di errori, di pazienza, di litigi, di sorrisi, di perdoni. È fatta di missioni notturne per le campagne dell’hinterland, per andare a riprendere la figlia sedicenne, alla sua prima festa in discoteca; e il navigatore satellitare si sbaglia, e la strada è sbarrata, e c’è la ferrovia di mezzo, e il padre in missione recupero tira qualche improperio e arriva trafelato e in ansia. Alzi la mano quello che, con dei figli adolescenti, non è mai stato arruolato per l’operazione-ritorno, e non l’ha adempiuta sbuffando, sognando il giorno in cui i figli prenderanno la patente. Alzi la mano chi non ha mai constatato con impotenza come le nostre case siano un caos – a stento trattenuto dai cassetti stipati – di cose vecchie, passate di misura, o del tutto inutili, che pure si fatica a buttar via, come in casa Tincani e nelle nostre case. O chi, partendo per le fatidiche vacanze al mare, non abbia dubitato della capacità della propria vecchia monovolume di caricare cinque figli, moglie, marito e una barcata di bagagli; oltre al «sarcofago», come lo chiama Tincani, d’ordinanza, sul tetto, compresso fino a rischiare l’esplosione. Sono passati tutti, i padri di famiglia, per sale parto in cui hanno atteso con il cuore in gola un nuovo figlio; preoccupati e commossi, di fronte a quello straniero che si presenta, come venendo dal nulla, ed è tuo figlio, ed è, da quell’apparente nulla, un uomo. E ci siamo chiesti tutti, padri e madri, se saremmo stati all’altezza della domanda di quei due grandi occhi, candidi e sbalorditi. Saggiamente risponde Tincani: non mi sono mai preoccupato di essere inadeguato come padre, perché ho capito che amare i figli è davvero tutto. Vero: non c’è ricetta, o viatico, più vera di questo semplice «amarli», grati di averli ricevuti in dono. Semplice e difficile, una fatica che ricomincia ogni mattina. Leggere Tincani vi sarà sentire in compagnia. Siamo in tanti, sulle monovolume stracariche di luglio, siamo in tanti, che corriamo affannati, il 24 dicembre, alla recita di Natale, a scuola. Questa è famiglia, non agiografata, non santa forse, ma buona, e ruspante. Qualcosa di grande e di taciuto, che si mette in cammino ogni giorno come la folla forte del Quarto Stato di Pelizza da Volpedo, e regge il tessuto di un Paese; ma rimane nell’ombra. Famiglia, qualcosa che merita, di questi tempi, degli auguri. «Auguri – scrive Tincani – a tutti quelli che non hanno smesso di custodirsi, marito con moglie, moglie con marito, moglie e marito con i figli e con ciascuno in modo diverso e speciale». Marina Corradi