febbraio 21, 2022

Buon cammino don Massimo!

In un clima disteso, quasi familiare, il pomeriggio del 20 febbraio vede il saluto del vescovo Massimo alle autorità civili e militari del territorio e ai rappresentanti delle istituzioni, del mondo imprenditoriale, dell’Università, dei consigli e degli organismi diocesani. Poco più di 120 persone, pari alla capienza dimezzata per Covid dell’Aula magna “Artigianelli”, in Seminario. Siamo in un luogo simbolo dell’episcopato, nella sede del Terzo Polo reggiano di UniMoRe. E tutti i presenti, a cominciare dal Vicario generale Alberto Nicelli che accompagna anche oggi monsignor Camisasca, ben conoscono l’impegno profuso dal vescovo Massimo per rilanciare questo luogo nella prospettiva della formazione dei giovani e della città universitaria, attivando quelle collaborazioni che ancora nell’omelia di saluto alla Diocesi il pastore ha definito “miracolose”.

Al tavolo dei relatori arriva un’onda di riconoscenza tutt’altro che formale, in virtù di una comunione di stima e di intenti sempre cercata per il bene della comunità che abita Reggio Emilia e la sua provincia. Gli interventi istituzionali sono intervallati dai brani di musica sacra proposti dalla Cappella della Cattedrale di Reggio Emilia, diretta dal maestro Primo Iotti. Il video dell'incontro https://www.youtube.com/watch?v=qYtgcYvauyU

Nove anni di ministero episcopale di don Massimo volati, nonostante l’ultimo biennio gravato dall’emergenza sanitaria che tutto ha inevitabilmente complicato, rallentato e ingrigito. E in apertura d’incontro ricordo l’appello del Vescovo in piena pandemia per concentrare gli sforzi della ripartenza sul lavoro e sulla persona.

La cultura del lavoro, insieme alla solidarietà e al sapere fare insieme sono i comuni denominatori dei sei discorsi che precedono l’intervento di monsignor Camisasca (riportato integralmente a parte). Apre il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, poi parlano il presidente della Provincia di Reggio Emilia Giorgio Zanni, l'assessore all’Agricoltura e Agroalimentare, Caccia e Pesca dell’Emilia-Romagna Alessio Mammi, il rettore di UniMoRe Carlo Adolfo Porro, il presidente del Comitato Reggio Città Universitaria Mauro Severi, il presidente di Unindustria Fabio Storchi.

Dopo essersi goduto con lo sguardo l’importante platea radunata in Aula magna, il vescovo Massimo inizia il suo discorso a braccio, lasciandosi ispirare dall’attualità. Sono piuttosto preoccupato per la pace in Europa, dice: la guerra da un lato è incredibile, dall’altro sempre possibile, perché non dipende solo da elementi quantitativi, come i rapporti di forza, ma da questioni qualitative, connesse al cuore e al cervello degli uomini, che divengono decisive nelle dittature. In questi momenti – aggiunge, accolto da un applauso - è chiarissimo che la guerra non risolve mai i problemi che l’hanno generata. L’Europa non può pensare di costruirsi indipendentemente dalla Russia. Ancora, Camisasca lancia un appello per la Birmania e per la liberazione di Aung San Suu Kyi, si associa alla richiesta di verità per Giulio Regeni e della fine alla detenzione di Patrick Zaki. Poi il testo preparato, con il forte apprezzamento alla cultura del lavoro e allo spirito imprenditoriale della nostra terra e un appello per la valorizzazione dell’Appennino. Quasi un supplemento di “Discorso alla Città”. Altri appalusi, il saluto si fa caloroso e si prolunga nel buffet allestito nel grande atrio del Seminario.

Silenzio, meditazione e parola sono le dimensioni del tempo nuovo che attende monsignor Camisasca in terra lombarda, anche se – lo conferma tra un indirizzo di saluto e l’altro – sono già diversi i “no” che ha dovuto dire a chi lo vorrebbe prenotare a destra e a manca per convegni e incontri. Anche questo “assedio” di richieste lo rende incancellabilmente reggiano: buon cammino, don Massimo!

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