dicembre 20, 2022

Dono di un presepe

«Questo è un piccolo omaggio che facciamo ai bambini e ai ragazzi della parrocchia, per ricordare il Natale di Gesù» aveva detto con tono solenne don Silvano mostrando il presepe di legno al ragazzino con il pallone in mano. Rohan aveva accettato quell’oggetto con un po’ di ritrosia, senza guardarlo più di tanto, anche perché nel frattempo dove- va rispondere a don Silvano, che voleva capire in quale via della parrocchia abitasse. Mentre ascoltava i monosillabi e i gesti del ragazzo gli pareva di ricordare una signora cingalese, nell’ultimo giro di benedizioni pasquali, che gli aveva aperto la porta con una cordialità ormai in disuso. Alla fine il sacerdote era stato richiamato in canonica da una telefonata, mentre Leo si era fermato dieci minuti a battere le punizioni con il ragazzo, al freddo, poi i due si erano salutati.

Una volta arrivato a casa, Rohan aveva cambiato posto due o tre volte al presepe. Ricordava la storia di quei personaggi in miniatura, perché al suo Paese tante famiglie andavano in chiesa il giorno di Natale e tenevano sculture simili nelle loro dimore. Sapeva che il bambino di cui si festeggiava la nascita era la stessa persona che i cristiani portano sulle croci al collo, il figlio di Dio diventato uomo, e che a scaldarlo, in quella città sperduta in cui era nato, di cui non sapeva il nome, c’erano un bue e un asino: li aveva visti nei presepi dei suoi amici di prima, al suo Paese. Lui, che bambino non è più, per Natale non si sente migliore o peggiore che nelle altre stagioni. Del Natale gli piace soprattutto la torta che prepara zia Chameli, con le uvette, lo zenzero, la frutta candita e le scorze miste di agrumi.

Comunque oggi è la vigilia di Natale e Rohan decide, questa volta definitivamente, che il presepe, anziché sul televisore, va collocato per terra, in camera sua. Sceglie un angolo del pavimento e vi posa la piccola capanna. Con delicatezza stacca le statue dalla base di legno sottile e le mette davanti al loro rifugio, perché si vedano meglio. Pazienza se per un po’ Maria e Giuseppe dovranno rinunciare ad avere un tetto sulla testa. Asino e bue non li ha, mica può andare a chiedere a don Silvano di regalargli anche quelli. In ogni caso sullo sfondo c’è il calorifero. Dopo un po’ Rohan scende in cortile e strappa dei ciuffi d’erba dal giardinetto del condominio. Sarà la paglia per la culla e ne avanza un po’ per fare il prato della capanna. Visto stando in piedi, oltre che microscopico, il suo presepe è davvero spoglio. Ma Rohan pensa che anche quel Bambino doveva sentirsi solo e che se da grande lo avevano messo a morire su una croce, forse era rimasto solo per tutta la vita. Comunque l’essenziale c’è.

Sente chiamare a cena. Domani forse troverà un regalo ai pie- di del letto, magari un bel paio di guanti. Quando è ora, va a coricarsi un po’ triste, dopo aver stampato un bacio di Natale sulla fronte della zia. E il mattino dopo, mentre si crogiola nel tepore del dormiveglia, si accorge che nella notte la sorpresa si è materializzata davvero vicino al suo giaciglio: il pacchetto di zia Chameli è lì che lo aspetta. Lo scarta rapidamente e vi trova dentro non solo i guanti di cui aveva bisogno, ma una scatola dei suoi cioccolatini preferiti. Sta assaporando il primo quando suonano al campanello. Chi può essere, la mattina di Natale?


l brano è tratto dal racconto "Dono di un presepe", una delle tredici storie che ho scritto in tempi recenti e pubblicato nella raccolta "L'anticamera del cielo" per i tipi di Corsiero editore nel novembre 2022.

Il libro si trova in tutte le librerie e si può ordinare anche online sul sito corsieroeditore.it (questa riga di testo è già attiva: basta cliccarla).

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