
La mattina di sabato 24 ottobre 2020, nel Centro di Comunità di viale Marconi a Reggiolo, ho coordinato la conferenza stampa di presentazione dei lavori che hanno interessato la chiesa di Santa Maria Assunta in Reggiolo dopo il terribile sisma del 29 maggio 2012. Valentina Oliverio, funzionaria della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Bologna, Modena, Reggio Emilia e Ferrara, ha sottolineato la condivisione del percorso che ha portato a questa “rinascita” al fianco degli enti che, sin dalle prime fasi della messa in sicurezza, hanno sostenuto l’impegno dei funzionari, dei tecnici e dei professionisti coinvolti. Anche il sottosegretario alla Presidenza della Regione Emilia-Romagna Davide Baruffi ha posto l’accento sulla coralità dei lavori eseguiti lodando lo sforzo “caparbio e volitivo” dei reggiolesi; le chiese – ha affermato - rappresentano una parte essenziale del nostro patrimonio architettonico e della nostra identità.
È toccato quindi al sindaco di Reggiolo, Roberto Angeli, evocare gli “otto anni di passione” vissuti per la ricostruzione del paese alla vigilia della restituzione della chiesa maggiore; palpabile, nelle sue parole, l’emozione per la festa annunciata, per quanto contenuta, unita alla preoccupazione di nuove restrizioni e per la contraddizione che la situazione sanitaria porta con sé: dopo avere lavorato a lungo per poter riportare la gente in sicurezza nel centro storico, spiega, è un vero peccato tornare a raccomandare di starsene in casa il più possibile. Un dato è evidente: il paese oggi è diverso e ancora più bello rispetto all’anno del sisma. Lo ha detto con chiarezza anche monsignor Alberto Nicelli, Vicario generale della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla: Reggiolo avrebbe meritato una giornata di festa piena. E immediatamente ha aggiunto: forse pensavamo che il terremoto fosse la calamità più complicata da affrontare, ma con il Covid-19 abbiamo visto che può esserci di peggio. L'architetto Angelo Dallasta ha esteso i ringraziamenti del Vicario alla Regione, all'Amministrazione comunale e alla Soprintendenza allargando la gratitudine della Chiesa locale alla CEI, alla cinquantina di studi professionali e alla settantina di imprese che stanno lavorando al fianco della Diocesi per il ripristino di diversi manufatti sparsi sul territorio. “La vita è più bella e più buona là dove c’è Dio”: con questa semplice verità il parroco don Francesco Avanzi ha espresso la sua soddisfazione per la chiesa ritrovata, fortemente collegata – grazie ai sacramenti celebrati – alla vita e alla memoria dell’intera comunità, non prima di avere rammentato che negli anni scorsi sono state già riaperte le chiese delle frazioni di Brugneto e di Villanova. Al termine abbiamo visitato l’edificio di culto, dove l’architetto Ilaria Gasparini ha tratteggiato attorno a tre parole portanti – conoscenza, qualità e comunità - le tecniche applicate per il recupero e l’irrobustimento della struttura. E l’occhio è rimasto incantato a fissare volte e pareti di una chiesa magnificamente illuminata e realmente rinata.